La prima serie di prodotti scaturiti dalla "Bottega della pecora" ci ha lasciato comprensibilmente soddisfatti, perciò abbiamo deciso di proseguire l'esperienza dell'artigianato di bottega, con vostro gradimento. Spero.
In questo ciclo di produzioni tratteremo a grandi linee e nelle sue diverse sfaccettature la tematica della fascinazione per l’orrido nelle sue variegate manifestazioni. Il percorso, nella sua semplicità, sarà organico e comprenderà disparati punti di riflessione. Inutile affermare, ma quanto mai dovuto, che in questa serie di composizioni ci serviremo della cosiddetta “cinematografia horror”, un genere che ha sempre appassionato e suscita la curiosità degli spettatori. Il mio punto di vista però, non essendo ferrato ed appassionato della visioni di film in genere, andrà a dare un occhio di riguardo ai “Freak Show”, ossia quelle esposizioni ove il pubblico accorreva per scorgere i rinomati “scherzi della natura”, o semplicemente coloro che presentavano caratteristiche biologiche differenti.
In questo ciclo di produzioni tratteremo a grandi linee e nelle sue diverse sfaccettature la tematica della fascinazione per l’orrido nelle sue variegate manifestazioni. Il percorso, nella sua semplicità, sarà organico e comprenderà disparati punti di riflessione. Inutile affermare, ma quanto mai dovuto, che in questa serie di composizioni ci serviremo della cosiddetta “cinematografia horror”, un genere che ha sempre appassionato e suscita la curiosità degli spettatori. Il mio punto di vista però, non essendo ferrato ed appassionato della visioni di film in genere, andrà a dare un occhio di riguardo ai “Freak Show”, ossia quelle esposizioni ove il pubblico accorreva per scorgere i rinomati “scherzi della natura”, o semplicemente coloro che presentavano caratteristiche biologiche differenti.
Il salto
temporale che ho adoperato per “teorizzare”, consentitemi il termine, questo
appeal che questa sorta di circhi dimostravano consta poco meno di cinquant’anni,
vale a dire le novelle dell’orrore di Guy De Maupassant. Lo scrittore francese visse nella seconda metà dell'800' e viene definito come uno dei padroni del racconto moderno. Lo si ricorda per il romanzo "Bel Ami", uscito nel 1885, ma ciò che più mi ha catturato di questo particolare autore sono le sue produzioni sul fantastico e l'orrido. Questi racconti non furono
mai raccolti in una componente organica, ma bensì furono prodotti durante l’arco
di tutta la vita dell’autore e pubblicati per annate. Maupassant introduce la materia dell'artigianato dell'orrore in un racconto
magistrale, quale “La madre dei mostri” (La mère aux monstres) appartenente alle novelle che videro la
luce nel 1883. Il racconto si svolge in una cittadina francese, dove un amico
del narratore, assumendosi le veci di una sorta di “Cicerone dell’orrore” porta
alla soglia di una curiosa donna il proprio compagno di viaggi. La storia di
questa megera è a dir poco travagliata: fu una contadina costretta a nascondere
una gravidanza durante l’adolescenza a causa del suo lignaggio rasoterra e la precarietà della sua occupazione. Il metodo usato per celare la vita che
nasceva nel suo grembo è quanto meno bizzarro ed inquietante: un corsetto che
comprimeva il corpo esile della donna ed il feto. Ad ogni giorno che trascorreva la povera
donna stringeva sempre più veementemente la camicia sino all’ultimo mese di
gestazione, inevitabilmente questa subì le amare conseguenze dell' operazione meccanica che deturpava indelebilmente il corpo neonato del pargolo. Una volta vista la luce, l’immonda
creatura svelò la sua natura abominevole. Questo essere aveva un capo a punta
ed un addome estremamente stretto, tanto da apparire un vero e proprio mostro.
Il racconto prosegue nel dimostrare quanto la donna fosse stata scaltra ad
utilizzare questa disgrazia: un giorno arrivarono alla casa della donna degli
esponenti di un circo locale che pagarono profumatamente l’essere per esporlo
nel proprio spettacolo dell’orrore. La donna accettò di buon grado questa
proposta e continuò serialmente a “produrre” questi abomini con la
compartecipazione, necessaria, di uomini che si intascavano parte della vendita
e si offrivano come volontari di generazione di questi poveri individui. La
tematica di fondo che voglio analizzare e, data la mia modesta abilità di
scrivere probabilmente non riuscirò ad esplicare, è la magnetica fascinazione
che coglie i due protagonisti nel presentarsi alla dimora della donna. L’indomabile
pulsione nei confronti dell’orrido li costringe a voler scorgere con i propri
occhi ciò che tanto ci spaventa e disgusta. L’orrido è tale non perché genera
repulsione, ossia solo inizialmente ,per quasi una costrizione sociale siamo spazzati via da
questi fenomeni, ma il concreto desiderio interiore di esplicarli ed andare al
di là di questi stessi è imprescindibile all’interno dell’essere. De Maupassant
arriverà solamente a formulare questo magnetismo dell'orrido, questa forza attrattiva che
assorbe l’uomo e lo trascina a voler sperimentare in prima persona la
deturpazione dell’esser umano.
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"Le Erinni" - Gustave Doré |
In caratura
minore all’interno dei racconti di Maupassant questo assume la forma di un
incontro con la morte stessa. I protagonisti delle novelle fantastiche, poiché
l’autore francese scrisse anche altri tipi di novelle, sono esponenti dei più
disparati ceti sociali parigini, a voler dimostrare come questa pulsione e
timore della morte non sia per nulla elitario, anzi totalizzante per l’umanità
stessa che si manifesta in vie assolutamente variegate. In Maupassant il tema
della mutilazione è vividamente presente, colui che è stato mutilato o presenta
un deficit a livello fisico è una persona relativamente elevata poiché ha
esperito la morte, o per meglio dire una parte di egli è definitivamente morta.
Il contatto visivo con questa dipartita da parte dello spettatore stesso
significa esplicare, in una certa formula, il cosiddetto “ultimo respiro”. L’uomo,
per natura, si presume sia naturalmente portato a voler dimostrare e “pre-esperire”, scusatemi la forma triviale. Perciò la domanda successiva è
immediata: quale è l’ultimo atto dell’uomo? Morire.
La “giustificazione”
ed il motivo che i cosiddetti “Freak Show”, circhi d’esposizione che presero
una certa notorietà fra gli anni 30’-50’ negli Stati Uniti ed in misura minore
in Europa, è sostanzialmente ciò che poc’anzi ho affermato. Laddove la natura
si è comportata in maniera infima, “Natura Matrigna” direbbe Leopardi, nei
confronti di taluni sfortunati individui si crea quel punto di contatto fra
vita e morte, in un unico tragico corpo. La considerazione susseguente mi ha
lasciato stupefatto: “Una generazione che ha superato il primo conflitto
mondiale e ha subito attivamente il secondo, come può essere rapita da questo
genere di spettacoli?”. La mia risposta è ingenua quanto intuitiva ed
immediata: esorcizzare la morte stessa. Nonostante la saturazione che un
individuo medio potesse aver subito e provato durante quei funesti anni, lo
porta a voler necessariamente esperire in forma teatrale questo genere di
orrori. Il legame con il teatro greco è quanto mai immediato e la forma della
tragedia è un sostrato sin troppo evidente a tutto ciò, ma non vorrei risultare
eccessivamente tedioso nel voler trattare questo ampio argomento e non trovo
sia nemmeno la sede adatta.
Una compagnia circense con i suoi Freaks |
La conclusione seppur scontata è dovuta: il filo di Arianna che lega l'orrido e la morte stessa si risolve in un voler superare, in qualsia forma, il terrore per il passaggio alla presunta miglior vita.
Bibliografia:
1) "Racconti fantastici" - Guy De Maupassant, Oscar Mondadori. A cura di Giuseppe Lippi